Ecco finalmente il tanto atteso "Aculei spilli" ed Gilda Thewritered -
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“Nasce da una crisi profonda la voglia di emergere.
Necessità vitale di rimettersi in gioco.
La crisi, economica, mentale che tangibile vive, dentro ad ognuno di noi, ci porta inevitabilmente a riflessioni profonde.
Questo libro nasce spontaneo: domande, meditazioni, considerazioni di chi, come me, non vuole arrendersi.
Dedicato a chi desidera, ancora e sempre, rischiare, esporsi e confrontarsi con grinta e passione, volontà e fermezza. E se distanze mentali ci sono e ci sono, orgogliosamente vado avanti, così come sempre ho fatto, donando il massimo di me in ogni occasione, consapevole che le distanze mentali non si accorceranno, ma sicura, che altre anime, cocciute e determinate, al mio fianco troverò.”
ACULEI SPILLI
Rivendica in qualche modo il potere sconfinato della parola la recente opera poetica di Raffaella Amoruso,
Aculei Spilli, il cui titolo, iterando due sostantivi pungenti, vulneranti, bene prelude al suo carattere e ai suoi intenti.
La silloge, la cui impaginazione prevede una pagina di pausa e di “rispetto”, senza testo e numerata, prima di ciascuna composizione poetica, accorgimento questo non privo di una sua valenza espressiva, è formata da una cinquantina di liriche monostrofiche senza titolo (in genere dalla terzina alla sestina) composte da versi brevi ( solitamente dal ternario al settenario) che colgono e traducono l’essenza di un momento di vita, una sensazione, una percezione, un moto emotivo, un pensiero, uno stato d’animo, una suggestione, declinandoli, in un’eterogenea varietà stilistica, lungo molteplici registri in una lucida rappresentazione della realtà, umorale e disadorna, sull’ala di un empito sdegnoso e risentito, intriso di amarezza, che tutto ridimensiona a resto frammentato, a peso residuale.
Un realismo pluriforme e politonale venato dal disagio di un periodo di “spleen” e di disillusione.
Sorprende rinvenire questo clima poetico in Raffaella Amoruso, in altre opere conosciuta per il lirismo semplice e sorgivo, confidente e solare.
Così ci s’imbatte in invettive veementi o a composizioni di taglio epigrammatico quando non epigrafico, alternate ad altre visionarie oppure sentenziose e oracolari quando non apocalittiche, ad altre meditative e “filosofiche”, ad altre di erotica fisicità, ad altre ancora elegiache e commosse, non disdegnando di tanto in tanto placanti aperture liriche di idilliaca descrittività.
La lingua e lo stile sono, come detto, alquanto alterni:
a volte rifiniti e ricercati ma, a tratti, di gusto granguignolesco, diretti, espliciti fino ad apparire brutali e truculenti.
Ma é proprio l’insieme di questa varietà contenutistico-formale la cifra e, tutto sommato, la risorsa maggiore della raccolta poetica.
Nella sua genesi rapida e bruciante, spontanea ed estemporanea, nell’ampia varietà dei temi e delle modulazioni che la informano, nella spregiudicatezza talora ruvida dei toni, nell’incoercibile urgenza liberatoria che la governa e la sospinge, Aculei Spilli, questa rapsodia intimistica e corrucciata, pur nella sua alternanza stilistica e nella discontinuità formale, si propone come un’opera poetica dirompente e conturbante ma, prima d’ogni altra cosa,
profondamente vera.
Necessità vitale di rimettersi in gioco.
La crisi, economica, mentale che tangibile vive, dentro ad ognuno di noi, ci porta inevitabilmente a riflessioni profonde.
Questo libro nasce spontaneo: domande, meditazioni, considerazioni di chi, come me, non vuole arrendersi.
Dedicato a chi desidera, ancora e sempre, rischiare, esporsi e confrontarsi con grinta e passione, volontà e fermezza. E se distanze mentali ci sono e ci sono, orgogliosamente vado avanti, così come sempre ho fatto, donando il massimo di me in ogni occasione, consapevole che le distanze mentali non si accorceranno, ma sicura, che altre anime, cocciute e determinate, al mio fianco troverò.”
Raffaella Amoruso
Rivendica in qualche modo il potere sconfinato della parola la recente opera poetica di Raffaella Amoruso,
Aculei Spilli, il cui titolo, iterando due sostantivi pungenti, vulneranti, bene prelude al suo carattere e ai suoi intenti.
La silloge, la cui impaginazione prevede una pagina di pausa e di “rispetto”, senza testo e numerata, prima di ciascuna composizione poetica, accorgimento questo non privo di una sua valenza espressiva, è formata da una cinquantina di liriche monostrofiche senza titolo (in genere dalla terzina alla sestina) composte da versi brevi ( solitamente dal ternario al settenario) che colgono e traducono l’essenza di un momento di vita, una sensazione, una percezione, un moto emotivo, un pensiero, uno stato d’animo, una suggestione, declinandoli, in un’eterogenea varietà stilistica, lungo molteplici registri in una lucida rappresentazione della realtà, umorale e disadorna, sull’ala di un empito sdegnoso e risentito, intriso di amarezza, che tutto ridimensiona a resto frammentato, a peso residuale.
Un realismo pluriforme e politonale venato dal disagio di un periodo di “spleen” e di disillusione.
Sorprende rinvenire questo clima poetico in Raffaella Amoruso, in altre opere conosciuta per il lirismo semplice e sorgivo, confidente e solare.
Così ci s’imbatte in invettive veementi o a composizioni di taglio epigrammatico quando non epigrafico, alternate ad altre visionarie oppure sentenziose e oracolari quando non apocalittiche, ad altre meditative e “filosofiche”, ad altre di erotica fisicità, ad altre ancora elegiache e commosse, non disdegnando di tanto in tanto placanti aperture liriche di idilliaca descrittività.
La lingua e lo stile sono, come detto, alquanto alterni:
a volte rifiniti e ricercati ma, a tratti, di gusto granguignolesco, diretti, espliciti fino ad apparire brutali e truculenti.
Ma é proprio l’insieme di questa varietà contenutistico-formale la cifra e, tutto sommato, la risorsa maggiore della raccolta poetica.
Nella sua genesi rapida e bruciante, spontanea ed estemporanea, nell’ampia varietà dei temi e delle modulazioni che la informano, nella spregiudicatezza talora ruvida dei toni, nell’incoercibile urgenza liberatoria che la governa e la sospinge, Aculei Spilli, questa rapsodia intimistica e corrucciata, pur nella sua alternanza stilistica e nella discontinuità formale, si propone come un’opera poetica dirompente e conturbante ma, prima d’ogni altra cosa,
profondamente vera.
Luciano Domenighini
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