Antologia poetica ideata e curata da raffaella Amoruso
Nota
introduttiva
Nel
silenzio della notte, s’ode solo il fruscio di parole mai dette. Parole che
avremmo voluto pronunciare o sentire, ma che rimangono nell’anima e nel cuore.
La poesia
ha la grande capacità di dare voce e rendere palesi le emozioni e le sensazioni
che temiamo e cerchiamo di relegare nella nostra intimità.
La magia
che scaturisce dall’incontro col verso è commozione e riappropriazione di noi
stessi e nel contempo rielaborazione di sofferenze e fughe che hanno inaridito
la nostra vita.
Sentire la
poesia è la linfa che goccia dopo goccia dà senso al nostro essere qui ed ora.
Ogni parola squarcia il velo che avvolge la paura di amare, che è paura di
donarsi all’altro senza pretese, solo nella purezza del sentimento.
Liberarsi
dalle corazze e dalle maschere che indossiamo nella quotidianità, questo è il
poetico. Capire che lasciarsi andare nell’abbraccio è recuperare l’umano che è
in noi. Oggi si è perso il piacere di condividere con gli altri, si è persa la
fiducia nell’altro che viviamo come un invasore e un nemico della nostra
privacy.
Le parole
non dette pesano come macigni sulle coscienze e
spalancano le porte alle nevrosi, sempre più presenti nella nostra
esistenza, che sfociano poi in aggressività.
La poesia
resta baluardo con la sua capacità di svelare. Nelle poesie dell’antologia, una
sorta di confessione, gli Autori hanno il coraggio di essere se stessi fino in
fondo, di raccontarsi e di avvolgerci nel loro caldo abbraccio, andando
controcorrente come solo i Poeti sanno fare.
Molti dei
lettori s’immedesimeranno nei protagonisti delle liriche e probabilmente si
renderanno conto che non è poi così male essere se stessi.
Fabio Amato
Pensiero critico
Sarà
scontato, ma ciò che accomuna tutti gli autori è la fiducia nel verso poetico.
Poesia che si declina in vari modi e da autore ad autore, ma rimane sempre un
tramite verso un orizzonte più ampio: che sia l’interiorità umana o il cielo
simbolo senza confini. Al di là della celebrazione del conforto che la Poesia
riesce a dare, tutti gli autori si dimostrano tra di loro diversi, sia per i
temi toccati, sia per la maniera di condurre il proprio discorso poetico. Raffaella
Amoruso con i componimenti inseriti nella raccolta presenta un problema,
l’aridità delle persone e del mondo, contro una soluzione, il sentimento
autentico. In Superficialità viene detto: «Il cuore poi/
Giammai sarà compreso», ma nelle successive poesie è l’Amore a trionfare
con un «Accompagnami sempre» in Sirena e i dolci e malinconici
ricordi che questo sa lasciare in Due conchiglie. I versi di Umberto
Barbera oscillano tra “il fuoco del caminetto di casa” e l’intimità della
riflessione, che sia preghiera o pensiero. Gli affetti, persone o luoghi,
identificano nella loro sicurezza il poeta: sono le radici, come Parco della
Burcina e Ciao Pa’; mentre in Serata al Santuario d’Oropa e Immagina
il pensiero, sia fine a se stesso sia rivolto verso il Divino, lascia senza
parole, infatti i versi nel finale si accorciano e si interrompono con punti di
sospensione.I componimenti di Grazia Favata che ci vengono presentati sono
pervasi da uno stridente senso di irrequietezza. La vita diventa, parafrasando
Schopenhauer, un pendolo che oscilla tra impegni cronometrici e noia; l’unico
modo per fuggire è il sogno. La poetessa sembra essere conscia dello stato di
illusione del sogno e scrive in modo lucido: «non ho speranze/ ho
mille attese».Se Raffaella Amoruso presentava l’Amore come cura, Giulia
Gabbia si concentra su di esso indagandone le sfumature. Nei versi qui proposti
si va dal pentimento per Quello che non ti ho mai detto al «meschino
viaggio» di «una donna senza illusione» in The flying of a
butterfly. L’autrice però fugge dalla dura realtà con la scrittura, anche
quella fine a se stessa, tant’è che dopo una notte passata a scrivere «Se
poi sorge il sole/ getto tutto quello che ho scritto/ e ricomincio da
capo».Anche Antonella Maria riflette sui rapporti, come in Piatti
infranti e nella fiduciosa Sincronismi astrali. Colpisce e si
ricollega al tema accennato all’inizio di celebrazione della poesia in Fiori
di cappero la cui «umile essenza» propone «un celeste segnale».Sotto
lo pseudonimo di Nemo oceano lontano si nasconde un poeta dell’Amore che tratta
la materia con parole leggere e ingenuamente sincere: In silenzio ti amerò,
Ho voglia di te sono titoli che rendono bene l’idea. Come Barbera
offriva al lettore Ciao Pa’, Nemo offre Lettera a un figlio che
si accorda anche sulle diffuse riflessioni sul ricordo che si ritrovano nei
vari poeti dell’antologia.“Leggerezza” è ciò che viene in mente leggendo i
versi di Ima Pasquadibisceglia. La scelta della brevitas nei
componimenti viene praticamente spiegata dall’autrice stessa in Attimi
d’eternità: «il definirsi dell'indefinito/ in una dimensione/
che racchiude l'infinito». Questa tensione stilistica è lo specchio
dell’eternità che sgorga dalla poesia che ha raggiunto notevoli profondità
dell’animo umano.Nei componimenti di Massimo Ronco si ritrova la dimensione
immaginativa volta al “se”, al «libero pensiero», al Semmai. Da
un lato l’immaginazione «oltre,/ sa guardare», dall’altro sa
rievocare nel ricordo dopo che è terminato il tempo presente, come in Il
mare solitario. La speranza pervade i versi di Davide Superbo, ma è un
sentimento che si ricollega al tema della celebrazione del conforto che solo la
Poesia sa dare. E’ grazie alle parole che anche una «giornata fredda/
e malinconica» sa proiettare «sopra le nuvole, alto/ nel cielo».
E in Cuore questo fiducia nella
potenza delle parole diventa chiara: «Che poesia questa parola/ che
scende dritta nel cuore». Infine Elena Versolatto al contrario di Superbo
si affida alla Natura, che si fa specchio dei sentimenti dell’Io lirico. Ma,
forse, “specchio” è riduttivo: certo, è anche questo, ma è anche altro, perché
l’autrice si fonde con la Natura, come in Ho il sole nel cuore o in Sono
coriandoli. In conclusione questa antologia come va letta? Di certo in un
primo momento ci vuole una lettura, anche veloce, dei componimenti in ordine
lineare. Ma dopo occorre tornare daccapo e riprendere la lettura. Non si
leggerà però in modo solo lineare, anzi è da questa seconda lettura che le
pagine offriranno tutta la loro fragranza: si leggerà inseguendo i temi, le
parole chiave, anche i titoli; confrontando tra i diversi poeti come viene affrontato
lo stesso motivo. Solo così questo libro verrà positivamente esaurito e le
piccole biografie verranno integrate con ciò che davvero i dieci autori sono.
Luca V. Calcagno